Videosorveglianza: cosa prevede il GDPR
L'installazione di impianti di videosorveglianza richiede obblighi specifici per la protezione dei dati personali. Sia che si tratti di un'azienda, di un condominio o di un privato cittadino, il GDPR impone una gestione attenta e documentata delle immagini raccolte.
Principali adempimenti
Valutazione della liceità del trattamento
Prima di installare le telecamere, è fondamentale verificare la liceità della raccolta delle immagini, giustificabile tipicamente per:
tutela del patrimonio aziendale,
controllo accessi,
sicurezza dei lavoratori (senza scopi disciplinari),
sorveglianza di aree private per fini personali.
Per i privati, le riprese devono essere limitate agli spazi di proprietà esclusiva: non è consentito riprendere aree pubbliche o appartenenti a terzi, salvo specifiche eccezioni legittime.
Documentazione obbligatoria ai sensi del GDPR
Per la conformità di un impianto è necessario predisporre:
Informativa privacy (art. 13-14 GDPR): chiaramente visibile tramite apposito cartello, indicante finalità della videosorveglianza, titolare del trattamento, base giuridica, tempi di conservazione e diritti degli interessati.
Valutazione d’Impatto sulla Protezione dei Dati (DPIA - art. 35 GDPR): necessaria per impianti estesi o per monitoraggio sistematico, e quando si riprendono aree pubbliche o lavoratori.
Registro dei trattamenti (art. 30 GDPR): obbligatorio per aziende e professionisti, con specifica attenzione alla videosorveglianza.
Accordi sindacali o autorizzazioni: nel contesto aziendale, se le telecamere riprendono lavoratori, è necessaria un’intesa sindacale o l’autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro (Legge 300/1970).
Domande frequenti (FAQ)
Le telecamere in un'azienda possono riprendere i dipendenti?
Solo se autorizzate dallo Statuto dei Lavoratori e non con fini disciplinari. Serve anche un'informativa chiara e accessibile.
Per quanto tempo posso conservare le immagini?
Le immagini registrate da un sistema di videosorveglianza devono essere conservate per un tempo limitato, normalmente non superiore a 24 ore dalla registrazione.
Questo termine può essere esteso fino a 72 ore o più solo in presenza di esigenze particolari e giustificate, come:
- chiusura dell’attività nei giorni festivi o nel weekend,
- necessità legate alla sicurezza in ambiti sensibili (es. infrastrutture critiche, banche),
- supporto ad attività investigative o giudiziarie in corso.
In tali casi, è obbligatorio documentare le motivazioni nel registro dei trattamenti e, se il trattamento comporta rischi elevati per i diritti degli interessati, redigere una Valutazione d’Impatto sulla Protezione dei Dati (DPIA).
La durata effettiva di conservazione deve essere inoltre chiaramente indicata nell’informativa visibile (cartello).
Serve un cartello con l'informativa?
Sì. Il cartello è parte integrante della trasparenza richiesta dal GDPR. Deve essere visibile prima che la persona entri nell’area videosorvegliata.
Un privato può installare telecamere in casa?
Sì, ma solo se puntate su aree di proprietà esclusiva. Non è ammesso inquadrare la strada, il marciapiede o altre proprietà altrui.
L’installazione di un videocitofono è soggetta al GDPR?
Sì, se il videocitofono registra o conserva immagini (es. tramite memoria interna o collegamento a cloud), si applicano gli obblighi del GDPR.
Nel caso di condomini o contesti condivisi, è necessaria una valutazione specifica e l'informativa deve essere resa accessibile agli interessati (es. visitatori).
Se il videocitofono non registra ma trasmette solo in tempo reale e resta in ambito esclusivamente domestico, il trattamento può rientrare nell’esenzione per uso personale, e non si applica il GDPR.
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